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SPESA

Nove insegne, 138 casse: ecco dove fa la spesa la casalinga di Voghera

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Trentottomila abitanti, un territorio comunale di quasi 64 chilometri quadrati, Voghera è il più importante centro urbano dell’Oltrepò Pavese, un territorio verde dove la deindustrializzazione è in atto dagli anni Settanta e l’agricoltura rappresenta un terzo del Pil. Qui abita la casalinga più famosa d’Italia, la casalinga di Voghera appunto, che da decenni rappresenta in tutti i sensi l’archetipo dei consumatori italiani. Sui blog che pubblico a partire da 2011 ne ho spesso raccontato le gesta, vestendone i panni per calarmi nelle dinamiche d’acquisto che segnano il mercato del largo consumo. E ho imparato di più girando supermarket e ipermercati della zona di quanto abbia appreso in trent’anni di lavoro da giornalista, leggendo le statistiche ufficiali e frequentando centinaia di conferenze stampa di aziende e organizzazioni dell’agroalimentare. Che alla fine ti raccontano sempre quel che fa comodo a loro.

Così ho deciso di descrivere il campo da gioco su cui la casalinga di Voghera disputa ogni giorno la partita della spesa. Rinuncio in partenza a occuparmi del commercio al dettaglio, eroso da chiusure iniziate due decenni or sono e ridotto ai minimi termini. Nel centro cittadino hanno abbassato definitivamente le saracinesche negozi storici come la salumeria Garbarini e la panetteria Silvani, in Piazza Duomo, e la gastronomia Chiapuzzi, in via Emilia. A guidare le danze delle vendite alimentari oramai sono da tempo le catene della grande distribuzione. Qui come in buona parte dello Stivale. E di queste mi occupo. Ho poi deciso di allargare il censimento al territorio della Grande Voghera, comprendente anche i due ipermercati delle zona, l’iper Galassia, situato nel comune di Casei Gerola, e l’Iper di Montebello.

NOVE INSEGNE. In tutto le insegne presenti sono nove: oltre a Galassia e Grande i, ci sono Esselunga, Gulliver,  Coop, i tre discount Eurospin, Lidl, Ld Market e un piccolo Carrefour Express. Mi sono divertito a girare tutti i punti vendita, complessivamente 16 visto che i Gulliver sono ben 7 e gli Ld 2, classificandoli in base al numero delle casse presenti. So che esiste un rapporto tra superficie del negozio e numero delle casse disponibili ma non ricordo dove l’ho letto e alla fine non è importante ai fini del mio racconto.

CENTOTRENTOTTO CASSE. Con l’aiuto di una infografica che ha realizzato mio fratello Alessandro, ho messo in fila le insegne in base al numero di casse. Ecco il risultato: l’Iper di montebello è primo con 46, delle quali 10 sono automatiche, segue l’Esselunga con 28 e appena dietro i sette Gulluver,, in tutto 26 casse. Poi viene l’Iper Galassia, 15 casse e, molto distanziati, Coop con 7, Ld Market 6 (3 per ogni negozio), Lidl 5, Eurospin 4 e Carrefour Express una soltanto. Ecco, una breve descrizione delle nove insegne, viste con l’occhio (e la memoria) del Casalingo di Voghera.

IPER, LA GRANDE I. È il capostipite di tutti i supermercati della Grande Voghera. Aperto all’inizio degli anni settanta dal colosso francese Carrefour, è stato rilevato nel ’74 da Marco Brunelli, classe 1927, fondatore assieme a Bernardo Caprotti pure dell’Esselunga. L’Iper di Montebello è assieme al Galassia di Casei, quello che ha risentito maggiormente della contrazione avvenuta nei consumi con la grande crisi, ma conserva la supremazia assoluta quanto ad affluenza e, suppongo, scontrini battuti, vista anche l’attrattività della ampia galleria di negozi di abbigliamento, calzature e accessori. La ressa degli anni d’oro è un lontano ricordo, ma resta una meta imprescindibile per i consumatori.

 IPER GALASSIA. Mai veramente in partita, l’iper Galassia di Casei Gerola è l’ombra di quel che i vogheresi ricordano. Delle quindici casse spesso se ne trova aperta una sola e nonostante una aggressiva politica di offerte e sconti, difficilmente ho trovato le corsie affollate. Pessima l’idea di chiudere l’ingresso più comodo dal parcheggio per accontentare i negozianti della galleria. Molti fra gli esercenti che puntarono i piedi per fare entrare il pubblico dal portone più scomodo hanno chiuso. Nel frattempo la clientela è calata ancora.

ESSELUNGA. Il punto vendita situato a due passi dalla stazione ferroviaria, con ingresso da via Meucci, è forse il più frequentato fra tutti. Lo testimoniano le 26 casse di cui spesso se ne trovano aperte anche i due terzi. Per quel che mi riguarda è il negozio che trovo più difficoltoso nelle mie scorribande alla scoperta di prodotti e prezzi: negli orari di punta i banconi sono così affollati da rendere quanto mai difficile censire le confezioni. Ampio l’assortimento, comodo e raggiungibile il punto vendita, al calar delle tenebre, però, la zona diviene insicura per la presenza di balordi e spacciatori che infestano l’area della stazione.

GULLIVER. I sette punti vendita dell’insegna di Casalnoceto (Alessandria) sono ben distribuiti sul territorio cittadino e giocano il loro successo sulla caratteristica di negozi di quartiere. La catena è forte di ben 90 supermercati distribuiti su quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia. Buono l’assortimento, qui la casalinga di Voghera riesce a fare la spesa velocemente e non cade nella tentazione dell’acquisto d’impulso che ha fatto le fortune delle grandi superfici commerciali ma vuota i portafogli dei consumatori. Complimenti all’amico Fabrizio Centenaro che della catena è l’amministratore delegato.

COOP. Il numero di casse, in tutto sette, la dice lunga su quanto lavori il negozio di viale della Repubblica, situato di fronte all’ex manicomio provinciale. Non a caso è in previsione di trasferirlo in altra parte della città, per la precisione all’incrocio fra strada Montrucco e viale Martiri della Libertà. Radio cassa riferisce che il nuovo supermercato sarebbe un Iper Coop, ma il responsabile del punto vendita me lo ha escluso. «Ci spostiamo per avere un parcheggio più ampio». Vedremo.

DISCOUNT. Ai due Ld Market e al Lidl già aperti da tempo, si è aggiunto di recente l’Eurospin di Medassino. I prezzi sono buoni l’assortimento meno. Accade spesso, ad esempio con l’olio extravergine, di trovare poche marche, talvolta sconosciute. Personalmente li frequento abbastanza poco e ho anche l’impressione che non siano sempre competitivi con i prodotti «primo prezzo» delle altre catene. Ma questo è un altro discorso che mi riservo di approfondire prossimamente. Apprezzabile comunque lo sforzo della Lidl nel rendere più attrattivo il negozio: parcheggio e facciata rifatti, abbattuta la recinzione che ricordava quella di un carcere. Ora il punto vendita è ben visibile da via Tortona.

CARREFOUR EXPRESS. Il negozio di via Mascherini è talmente piccolo che a momenti me lo dimenticavo. Situato in prossimità del Rondò Carducci ha una sola cassa ma ospita comunque un banco salumeria ben fornito.

Il casalingo di voghera

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PREZZI

Metano auto fino a 2 euro al kg. Ma non c’è alcun complotto

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Dalla scorsa estate il prezzo alla pompa del metano per auto ha iniziato a salire. Da 0,977 euro  di giugno il prezzo medio (fonte Assogasmetano.it) è salito a 1 euro nel mese di agosto e a 1,244 a settembre. E ad ottobre i rialzi sono proseguiti provocando una situazione inedita per i possessori di auto alimentate a gas naturale: fra un distributore e l’altro i prezzi variano in una forchetta che va da 0,98 fino a 2,04 euro. E sui gruppi social dedicati al tema si è scatenata una vera e proprio gara a chi la sparava più grossa. «Ci vogliono strangolare», scriveva ad esempio Antonietta, «sarà il colpo di grazia. Così ci fanno morire». Chi voglia strangolare i metanautisti non è dato sapere. Ma come in tutte le esplosioni complottiste lanciato il sasso basta poco per provocare lo tsunami a base di dietro9logia.

«È il governo che fa salire i prezzi, ho visto un cartello appeso su una pompa di metano in Emilia. Il gestore ha scritto: “Sono costretto a chiudere dopo che il governo ha aumentato i prezzi del metano”», rispondeva imbufalito Salvatore. Chiosando: «Ecco chi ci vuole morti!», aggiungendo una sequela di aggettivi irriferibili.

NON È IL GOVERNO A FARE I PREZZI

Ma non è finita qui. Antonio, che di mestiere fa il camionista e pare saperla lunga (pare soltanto, però), dice che basta poco per capire come mai il prezzo sia salito così tanto e vi siano differenze enormi da una pompa all’altra. «Chiedete alla Snam. Loro trattano tutto il metano che si vende in Italia. Non possono non saperlo». In realtà si tratta delle solite parole in libertà che alimentano però una marea di bufale, come abbiamo sperimentato in questi mesi con il Covid e i vaccini. Intanto non è il governo a stabilire i prezzi del metano. Nessun governo può farlo in nessun Paese del mondo. Le quotazioni del gas naturale sono il frutto dell’incontro fra domanda e offerta. E siccome la domanda in questi mesi eccede di molto l’offerta i prezzi salgono.

Ma dove salgono? È presto detto: sulle piattaforme internazionali dove si negozia il gas metano. La più importante della quali si trova in Olanda e si chiama TTF, acronimo che sta per Title Transfer Facility ed è l’indice di borsa del gas naturale sul mercato dei Paesi Bassi.

prezzo metano all'ingrosso

Ebbene i contratti negoziati sul TTF si sono impennati. Tantissimo. In un anno il costo di un megawattora equivalente (l’unità di misura utilizzata) è passato dai 15,025 euro del 12 ottobre 2020 ai 116 euro di inizio ottobre 2021, pochi giorni fa. Un rincaro impressionante, pari al 672%. E lo si capisce immediatamente guardando il grafico che pubblico qui sopra.

DA 0,90 A OLTRE 2 EURO AL CHILO. POSSIBILE?

 

Nicol Venura

Nicola Ventura

Spiegato il motivo dei rincari non resta che affrontare l’altra pietra dello scandalo: «Com’è possibile che ci siano differenze di prezzo così grandi?», si chiedeva e mi chiedeva Fabrizio, aiutante di un gestore in Oltrepò. «Non può essere possibile», rincarava, «ci dev’essere per forza sotto qualcosa. Non puoi pagare lo stesso carburante 0,90 al chilo in una pompa e 2 euro in un’altra». E invece è possibile. Tutto dipende dal contratto sottoscritto dall’insegna o dal gestore con i fornitori di metano, come mi spiega Nicola Ventura, autore del sito Ecomotori.net, la bibbia dei metanautisti. «Le differenze di prezzo fra un distributore e l’altro si spiegano con la natura dei contratti», dice, «alcuni gestori hanno stipulato contratti a prezzo fisso con i fornitori di metano e quindi stanno pagandolo a un prezzo concordato in partenza. Altri gestori, invece, hanno sottoscritto contratti indicizzati al valore del gas naturale negoziato sulla piattaforma olandese Ttf. E quindi lo pagano molto di più».

metano prezzi alla pompa

 

LA SNAM NON C’ENTRA NULLA

Dunque nessun complotto. «Secondo i nostri calcoli il prezzo massimo teorico alla pompa dovrebbe attestarsi su 1,80 euro al chilogrammo per il mese di ottobre», aggiunge Ventura, «anche se credo che le quotazioni internazionali del gas naturale siano destinate a sgonfiarsi. Quindi non resta che aspettare per tornare a rifornirsi a prezzi sostenibili per le tasche di chi viaggia a metano».

Dimenticavo: la Snam non c’entra nulla con i prezzi del gas. Gestisce la rete italiana del gas, fatta dei tubi che lo trasportano e realizza anche distributori di metano ma non li gestisce, né vende metano.

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PRODOTTI

Birra senza glutine ma con tanto gusto

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birra scura
Con l’arrivo sul mercato della Stout della Cri del Birrificio Griz, si amplia la famiglia delle scure “gluten free”.

Da qualche tempo vedo sempre più spesso sui banconi di super e ipermercati bottiglie di birra senza glutine. Alcune le ho anche acquistate e bevute e devo dire che non mi sono pentito di averlo fatto. Quasi tutte, con poche eccezioni, sono più che bevibili. Alcune non hanno nulla da invidiare alle bionde e alle scure più apprezzate.

birra La Stout della Cri

La Stout della Cri

La curiosità di capire qualcosa di più su questa nicchia di mercato che però è in rapida espansione, mi è venuta inciampando sulla notizia di una nuova entrata, La Stout della Cri del birrificio Gritz di Erbusco, Brescia, fondato nel 2015 da Claudio Gritti,  è unico birrificio artigianale italiano specializzato nella produzione senza glutine. In questo caso si tratta di una birra scura, una stout appunto, privata del glutine con un processo definito «gluten removed». La nuova etichetta, ispirata a Cristina ‒ una  amica di famiglia dei produttori che ha contribuito, grazie ai suoi consigli, alla crescita del birrificio – identifica una birra scura ad alta fermentazione, di 4,7 gradi. Io non l’ho ancora provata – lo farò appena la trovo in commercio –  ma gli assaggiatori raccontano che i malti tostati spiccano al naso, dando profumi di caffè e un leggero sentore di cioccolato. «Il sapore, accompagnato da un amaro ben bilanciato», fa sapere il produttore, «è deciso e piacevole al palato. La birra presenta un colore tendente al marrone scuro, con una schiuma cremosa e persistente».

IL PROCEDIMENTO

La Birra da Ris

La nuova stout del birrificio di Erbusco viene deglutinata. Segue cioè  il tradizionale processo produttivo e solo alla fine adotta un accorgimento, con l’inserimento di un enzima, che assorbe gran parte di glutine presente. Non si tratta di un dettaglio secondario. Molte delle birre gluten free in commercio, infatti, sono fatte a partire da cereali che non contengono il glutine. Ad esempio il miglio, il riso o il mais. Una delle più famose bionde senza glutine è la Birra da Ris del birrificio svizzero Appenzeller, ma chi se ne intende ci ha segnalato puree la Brewdog Vagabond Pale Ale deglutinata al pari della Stout della Cri. L’elenco delle birre artigianali senza glutine è lungo ma non me la sento di annoiarvi.

Vi segnalo invece, fra le etichette commerciali che si trovanobirre Peroni Perlenbacher Moretti più facilmente nella grande distribuzione le Peroni  e Moretti senza glutine. E pure la Perlembacher Free From glutine che si trova nei punti vendita Lidl. Forse la più conveniente di tutte.

Fra le birre gluten free che ho bevuto di recente ricordo la Theresianer senza glutine che mi ha colpito per la profondità di gusto e la morbidezza. Una lager non filtrata, prodotta dall’etichetta di Martino Zanetti, che conserva i caratteristici aromi di luppolo e lieviti.

Da oggetto del desiderio, quasi introvabile, le birre per celiaci stanno diventando un prodotto reperibile con facilità almeno nei grandi supermercati e negli iper. Per le bionde e le scure artigianali gluten free, invece, è quasi sempre necessario far capo direttamente al produttore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Foto in evidenza di Luis Wilker Perelo WilkerNet da Pixabay]
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SPESA

Tre cosa da sapere per fare la spesa senza prendere la multa

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Fare acquisti è diventato un affare serio. Soprattutto nei comuni situati all’interno delle zone rosse, introdotte dalle ultime disposizioni in materia di contenimento della pandemia. In pratica è consentito uscire dal proprio domicilio soltanto per comprovate esigenze oggettive, come quella di acquistare generi alimentari o beni di prima necessità. Le attività che possono continuare ad operare anche nelle zone rosse sono incluse nell’allegato 23 al Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) emanato il 3 novembre 2020.

Eccole…

Alimentari e bevande venduti in ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati ed altri esercizi non specializzati
Surgelati nella grande distribuzione e presso negozi specializzati
Commercio al dettaglio di computer, periferiche, telefoni, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo, audio e video, elettrodomestici venduti in esercizi specializzati e non specializzati (dunque anche supermercati e ipermercati)
Tabacchi, sigarette elettroniche e liquidi da inalazione
Benzinai
Ferramenta, vetrai, materiali da costruzione (inclusi ceramiche e piastrelle venduti in esercizi specializzati
Sanitari (vasche da bagno, docce, saune, lavandini, bidet eccetera)
Giardinaggio: macchine, attrezzature e prodotti venduti in esercizi specializzati
Articoli per l’illuminazione e videosorveglianza, antifurti in esercizi specializzati
Librerie
Edicole
Cartolerie e forniture per l’ufficio
Abiti e calzature per bambini e neonati
Giocattoli in esercizi specializzati
Biancheria personale venduta negli esercizi specializzati
Articoli e abbigliamento sportivo e per il tempo libero, biciclette in punti vendita specializzati
Concessionarie auto e moto
Officine
Autoricambi
Farmacie e parfarmacie
Animali domestici e loro alimenti venduti in esercizi specializzati
Fioristi
Profumerie
Erboristerie
Ottici
Combustibili per riscaldamento
Saponi, detersivi e prodotti per la casa
Banchi dei mercati dedicati alla vendita di alimentari e bevande; ortofrutticoli, pesci e crostacei, fiori, piante, bulbi e fertilizzanti, profumi e cosmetici, saponi, detersivi e altri detergenti; biancheria; confezioni e calzature per bambini e neonati
Commercio online di qualsiasi prodotto non compreso nelle categorie precedenti

PICCOLI COMUNI

Ma se questi sono gli esercizi che possono rimanere aperti – e sono davvero tanti – c’è un particolare importante che né il decreto e neppure le circolari del Ministero dell’Interno chiariscono: qualora nel comune dove si risiede non sia aperto nessuno di questi esercizi, ci si può spostare? In quale misura? E per acquistare cosa? Un libro, ad esempio non rientra nella categoria dei «beni di prima necessità», dunque se nel proprio comune di residenza non ci fosse alcuna libreria, lo si può ordinare soltanto via internet. Stesso ragionamento per computer, profumi, prodotti per il fai da te, biancheria personale, fiori, alimenti per animali. Giusto per fare alcuni esempi.

Sabato 14 novembre 2020, però, il governo ha aggiornato sul proprio sito internet (Governo.it) l’elenco delle domande e delle risposte dedicate agli interrogativi più frequenti sulla materia di spostamenti nella zone rosse e arancioni. In quest’ultimo caso decade il vincolo di spostamento solo in caso di necessità, ma permane quello di restare entro il comune di residenza.

TERRITORIO «CONTIGUO»

C’è, in particolare, un quesito e relativa risposta, che modifica la questione, anche se non chiarisce fino in fondo cosa sia lecito fare e cosa, invece, resti vietato. Eccolo:

DOMANDA: posso fare la spesa in un Comune diverso da quello in cui abito?
Gli spostamenti verso Comuni diversi da quello in cui si abita sono vietati, salvo che per specifiche esigenze o necessità.

RISPOSTA: fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti. Laddove quindi il proprio Comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati.

Dunque ci si può spostare dal comune in cui si ha la residenza ai comuni confinanti.  Ad esempio per recarsi in un supermercato più grande oppure in un discount, dove si possano trovare gli stessi prodotti ma a prezzi inferiori. È consentito l’attraversamento di un solo confine comunale, a meno che lo spostamento non sia per necessità. E qui l’elenco è decisamente lungo. Da una visita medica, all’acquisto di prodotti ritenuti indispensabili, ad esempio le comuni lampadine, fino all’intervento in una officina autorizzata all’assistenza sulla propria autovettura.

PRIMA NECESSITÀ

Tutto sta nell’interpretare correttamente l’espressione «beni di prima necessità». Le lampadine rientrano in questa categoria di prodotti, una scaffalatura di sicuro no. Un romanzo neppure, ma un testo di scuola sì. Al pari di un modem per sostituire quello in uso che si sia  guastato oppure i pellet per alimentare la stufa.

L’importante è compilare meticolosamente l’autocertificazione indicando nello spazio riservato alla dichiarazione il motivo dello spostamento e il prodotto che si desideri acquistare. Attenzione che non vale la regola «di già che ci sono, oltre alla lampadina acquisto la scaffalatura», visto che resta l’obbligo di spostarsi fuori dal territorio comunale sono per le compere indispensabili.

Questa limitazione genera una serie di situazioni paradossali. Innanzitutto gli abitanti dei piccoli centri, sforniti quasi del tutto di attività commerciali, sono tagliati fuori da numerosi acquisti. A meno che non li facciano su Internet. Contemporaneamente i grandi ipermercati che si trovano quasi sempre in posizione molto decentrata rispetto ai centri urbani maggiori, a mano che non sorgano in un comune confinante con quello più grande, sono condannati a vendere poco o nulla. Ecco perché il governo dovrebbe arricchire l’elenco delle domande con relative risposte, pubblicate sul proprio sito web, inserendo anche queste situazioni.

Riassumendo ecco le tre cose da sapere per evitare di essere sanzionati. Anche perché le multe vanno da 400 a 1.000 euro. Ma se lo spostamento al di fuori del proprio comune avviene in auto o in moto, l’oblazione può aumentare di un terzo, quindi da 532 euro a 1.330 euro.

LE TRE REGOLE D'ORO DEL CASALINGO DI VOGHERA

Spostarsi fuori dal proprio comune solo per i prodotti di prima necessità
Verificare se nei comuni confinanti con il proprio si vende quel che si sta cercando
Compilare l'autocertificazione indicando chiaramente i beni che si vogliono acquistare
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