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Fai la cosa giusta: mangia solo italiano

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Con la chiusura di ristoranti, pizzerie e mense la domanda di alimenti è precipitata e i nostri produttori rischiano di chiudere. Dobbiamo salvarli

L’emergenza del coronavirus ha rivoluzionato le vite degli italiani. Chiusi in casa, con gli spostamenti limitati al minimo, nessuno può più mangiare fuori casa. Ristoranti, pizzerie, bar, tavole calde e mense sono chiusi da giorni. Sigillati. Si fa possibilmente la spesa settimanale, per ridurre al minimo le uscite al supermercato. Si acquista soltanto l’indispensabile, pensando a quanto occorrerà in cucina per alcuni giorni. Magari si acquistano beni che di solito si comperavano occasionalmente, come la farina per fare il pane o la pizza e gli ingredienti per realizzare dolci casalinghi.

Alla fine il valore degli scontrini battuti nella grande distribuzione è salito. Dunque comperiamo più di prima, ma non come si potrebbe essere indotti a credere dalle lunghe file fuori dai punti vendita. Secondo la Nielsen nella settimana dal 9 al 15 marzo le vendite al dettaglio sono cresciute in valore del 16,4%.  Molto meno di quel che sarebbe servito per rimpiazzare la spesa – e dunque gli acquisti indiretti nel cosiddetto canale Horeca (hotel, ristoranti e caffè).

Secondo l’ultimo rapporto Fipe Confcommercio sulla Ristorazione in Italia, nel 2019 abbiamo speso complessivamente 236 miliardi per mangiare. Di questi 152 li abbiamo spesi per acquistare alimenti che consumiamo in casa, mentre altri e 84 miliardi sono andati in pranzi e cene al ristorante e in pizzeria. Nel canale Horeca appunto, che vale il 35,6% del totale.

Numeri ancora non ce ne sono, ma si può anticipare che una parte di questi 84 miliardi di euro spesi per mangiare fuori casa si sia persa letteralmente per strada. Così la domanda di mercato in alcune filiere alimentari è calante. E nonostante le industrie di trasformazione siano ritenute attività essenziali, da svolgere anche con il blocco totale deciso dal governo questa settimana, parecchi stabilimenti sono in difficoltà perché i contagi del virus si sono diffusi anche fra il personale. Molti hanno rallentato la produzione e altri rischiano di chiudere a loro volta.

MATERIE PRIME INVENDUTE

Le materie prime alimentari fresche rischiano di restare parzialmente invendute. Con ripercussioni molto serie. Il caso più grave è quello del latte: molti caseifici, per lo meno quasi tutti i principali, hanno chiesto agli allevatori di ridurre la produzione del  latte conferito giornalmente. Ma per gli allevatori non è facile adempiere alla richiesta. Come si fa a mungere meno latte? Ogni bovina produce  il proprio quantitativo giornaliero e non si può mungerne meno.

Il tam tam degli allevatori riferisce che le richieste dall’industria di trasformazione arrivano fino al 20% del latte munto giornalmente. Un’enormità, che obbligherebbe gli allevatori a mandare al macello molti capi. Troppi. Salvo trovarsi impreparati quando, fra qualche mese, ristoranti, pizzerie e mense riapriranno e la domanda di formaggi – e dunque di latte – tornerà a salire.

C’è da registrare uno storico accordo fra produttori agricoli, industrie di trasformazione e catene della grande distribuzione, che hanno dato vita all’alleanza salva-spesa. Un patto promosso da Coldiretti e Filiera Italia con Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes e Vegè. L’accordo punta anche a bloccare eventuali speculazioni al ribasso sulle materie prime alimentari, ma per funzionare richiede che i consumatori, quando fanno la spesa nei supermercati, cerchino e acquistino i cibi italiani.

Per questo è importante mangiare italiano. Soltanto così si può garantire la sopravvivenza dei nostri produttori e la sostenibilità delle filiere agroalimentari. Lo slogan da condividere è uno solo:

#iomangiosoloitaliano

Pensiamoci quando stiamo riempiendo il carrello e prestiamo la massima attenzione all’origine degli ingredienti utilizzate nei cibi che ci apprestiamo a portare sulle nostre tavole. Scegliamo solo quelli fatti in Italia con materie prime 100% made in Italy. E questo non vale soltanto per il latte, ma anche per carne, pasta, riso, sughi di pomodoro, olio extravergine, salumi. Leggete con la massima attenzione le etichette per capire quali cibi esposti sul bancone impieghino soltanto ingredienti italiani. Una scelta consapevole, in questo caso, può salvare decine di migliaia di attività e altrettante famiglie.

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