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Come acquistare latte e formaggi soltanto italiani: 20 domande per farlo in sicurezza

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Latte e formaggi sono una delle merceologie più ricche di referenze nei supermercati. Assieme ai salumi e alla carne, l’alimento bianco e i suoi derivati è fra quelli che occupano la porzione di spazio maggiore. Sui banconi della grande distribuzione la confusione è massima. Sullo stesso scaffale possono essere esposti formaggi a Denominazione protetta (Dop) assieme ai loro similari e a breve distanza da prodotti importati. Distinguere quelli veramente italiani è un’impresa da specialisti.

L’Italia ha introdotto nel corso del 2017 una norma che rende obbligatoria la dichiarazione d’origine della materia prima, il latte. Ma l’obbligo è spesso assolto dai produttori in maniera tale da rendere difficile la sua individuazione sull’etichetta. In alcuni casi, poi, manca del tutto, ma il prodotto rispetta ugualmente le prescrizioni di legge. Per orientarsi in questa giungla in cui valgono le regole fissate da leggi e regolamenti ma anche il loro contrario, ho compilato questa guida sotto forma di domande e risposte. Se avete dei dubbi non esitate comunque a scrivermi utilizzando l’apposito modulo di contatto, oppure postando un commento sotto a questo articolo. Il casalingo di Voghera è sempre a disposizione dei lettori.

DOMANDA 1
Quali sono le informazioni obbligatorie che si trovano sulle confezioni del latte fresco?
Sulle confezioni del latte fresco devono essere indicati chiaramente:

  • La denominazione di vendita, ovvero la dicitura della tipologia di latte a seconda del trattamento termico che ha subito e del tenore in materia grassa
  • Il produttore/confezionatore con l’indirizzo della sede dello stabilimento
  • La data di scadenza (“da consumare entro…”) o il termine minimo di conservazione
  • La data di confezionamento
  • Il lotto di produzione
  • La quantità netta ovvero il contenuto della confezione (es. 500 ml)
  • Il marchio di identificazione sanitario, per gli alimenti di origine animale
  • Le condizioni di conservazione (da conservare in frigorifero a 4°)
  • La dichiarazione nutrizionale
  • Il Paese di origine ed eventualmente la zona di mungitura, qualora sia possibile risalire, per la provenienza, fino agli allevamenti di origine.

DOMANDA 2
Come viene espressa per il latte fresco l’indicazione dell’origine?
L’indicazione dell’origine prevista dalle leggi in vigore in Italia è complessa. Si possono indicare:

  • Il comune, la provincia (o le provincie) italiana (o del Paese dell’Unione europea)
  • in alternativa è consentito indicare: la regione (o le regioni) italiana oppure del Paese UE
  • «Italia» (o il nome del Paese della UE) nel caso di provenienza del latte crudo dall’Italia o da un altro singolo Paese UE
  • «UE» nel caso di provenienza del latte da più paesi dell’Unione europea
  • «extra UE» nel caso il latte sia originario di Paesi non aderenti all’Unione europea

DOMANDA 3
Accade di trovare davvero tutte queste informazioni sulle confezioni di latte fresco in commercio nei nostri supermercati?
Non accade quasi mai. L’etichettatura d’origine è assolta di solito con la dichiarazione del Paese da cui proviene il latte. Le latterie con forte legame territoriale ci tengono, tuttavia, a segnalare le provincie o regioni di provenienza dei loro allevamenti.

DOMANDA 4
E per il latte a lunga conservazione Uht?
Per il latte Uht l’etichetta deve riportare le seguenti informazioni:

  • La denominazione di vendita, riferita al tenore dei grassi contenuti e al trattamento termico subito (latte intero, latte parzialmente scremato, latte scremato)
  • Il produttore/confezionatore con l’indirizzo della sede dello stabilimento
  • Il termine minimo di conservazione («da consumare preferibilmente entro…»), oppure, per prodotti molto deperibili, la data di scadenza («da consumare entro…»)
  • La data di confezionamento
  • Il lotto di produzione
  • La quantità netta
  • Il marchio di identificazione sanitario per gli alimenti di origine animale
  • Le condizioni di conservazione («da conservare in frigo a 4°»)
  • La dichiarazione nutrizionale
  • L’origine, specificando: «Paese di mungitura…»; oppure: «latte di Paesi UE» o ancora «latte di Paesi non UE», e il Paese di condizionamento oppure: «latte condizionato in Paesi UE (o non UE)» o «latte trasformato in Paesi UE (o non UE)». Se le due fasi (mungitura e condizionamento) avvengono nello stesso Paese, si può indicare: «ORIGINE DEL LATTE: …» con il nome del Paese dove il latte è stato munto, condizionato o trasformato.

DOMANDA 5
Quali sono invece, le indicazioni obbligatorie per l’etichettatura dei formaggi?
Le diciture obbligatorie sono le medesime del latte UHT, ma con una differenza: anziché il Paese di condizionamento è previsto il Paese di trasformazione. Per i formaggi, ci sono inoltre alcune prescrizioni obbligatorie da rispettare che differiscono a seconda delle loro caratteristiche. eccole in breve.
I FORMAGGI FRESCHI A PASTA FILATA (fiordilatte, mozzarelle e simili) possono essere posti in vendita solo se preconfezionati all’origine. Non non è possibile cioè trovarli nel punto vendita al dettaglio allo stato sfuso. Sulla confezione devono comparire le informazioni per il consumatore:

  • denominazione dell’alimento;
  • l’elenco degli ingredienti e allergeni;
  • data di scadenza;
  • nome e indirizzo del produttore;
  • le modalità di conservazione;
  • la dicitura di identificazione del lotto.

In etichetta compaiono pure informazioni per l’autorità di controllo come il marchio di identificazione dello stabilimento di produzione.
Anche sulle confezioni dei FORMAGGI STAGIONATI o SEMISTAGIONATI (caciotte, Provolone, Grana, Gorgonzola, Taleggio, ecc.) e altri prodotti lattiero caseari come lo yogurt, devono essere indicate le stesse informazioni nonché il MARCHIO DI IDENTIFICAZIONE, salvo specifiche esenzioni. Deve anche essere indicato quando il formaggio è ottenuto con LATTE CRUDO.

DOMANDA 6
E accade davvero di trovare tutte queste indicazioni su latte UHT e formaggi?
Accade molto di rado, anche se pure i grandi produttori industriali hanno compreso l’importanza di legare il prodotto al territorio. Succede invece che venga indicato il Paese di origine del latte che coincide di solito anche con quello di condizionamento o trasformazione. Quindi «Italia», oppure «UE».

DOMANDA 7
La dichiarazione d’origine è obbligatoria per tutti i tipi di latte e formaggi che si trovano in commercio nel nostro Paese?
No. Latte e formaggi prodotti al di fuori dall’Italia non sono tenuti ad applicare la nostra normativa sull’origine della materia prima..

DOMANDA 8
Ma qualora latte UHT o formaggi non indichino in alcun modo l’origine, compare in etichetta qualche elemento che consenta di identificarli con prodotti importati?
Purtroppo no. Può accadere ad esempio che venga indicato come produttore una società basata in Italia la quale funge però da mera filiale commerciale che si limita a vendere il formaggio o il latte a lunga conservazione in arrivo dall’estero.

DOMANDA 9
Dunque quando manca la dichiarazione d’origine si tratta di un prodotto sicuramente importato?
La mancanza della dichiarazione d’origine, a prescindere dalle altre indicazioni riportate in etichetta, è un buon indicatore per identificare latte e formaggi non italiani. Attenzione però: le Denominazioni d’origine protetta (Dop) anche se non indicano la provenienza dell’ingrediente primario, devono per forza utilizzare latte italiano.

 DOMANDA 10
Perché questa assenza?
Perché la Commissione europea – unico ente abilitato a riconoscere una Dop – ritiene che l’origine nazionale della materia prima sia implicita con l’apposizione in etichetta del simbolo giallo e rosso della Denominazione di origine protetta. I consumatori dovrebbero dedurlo vedendo il bollino della Dop.

DOMANDA 11
E per i formaggi a Indicazioni geografica protetta (Igp)?
Le Igp, a differenza delle Dop, non prevedono la provenienza esclusivamente italiana della materia prima. Per accertarsene c’è un unico modo: leggere i singoli disciplinari.

DOMANDA 12
Oltre all’origine possono mancare altre indicazioni obbligatorie?
Formalmente no, anche se accade che alcune siano espresse in forma descrittiva.

DOMANDA 13
Quali in particolare?
Ad esempio la denominazione di vendita. Vi sono prodotti che non si dichiarano esplicitamente formaggi. Accade di trovare in commercio formaggi che si dichiarino «specialità lattiero casearia». Questo perché nella loro formulazione viene utilizzato il carbonato di calcio, vietato nella preparazione dei formaggi.

Le Fette Morbidissime Camoscio d’Oro sono prodotte in Francia e quindi non recano l’origine del latte né la denominazione di vendita «formaggio» in quanto addizionate di carbonato di calcio

DOMANDA 14
Sui banconi latte e formaggi 100% italiani si trovano separati da quelli d’importazione?
Purtroppo no. Il latte e i suoi derivati di produzione nazionale sono mischiati con quelli importati e pure con quelli confezionati in Italia a partire da materia prima straniera.

 DOMANDA 15
Almeno i formaggi Dop e Igp sono separati dagli altri?
No. Sono addirittura confusi, sul medesimo scaffale, con i similari.

DOMANDA 16
Cosa sono i similari?
Si tratta di imitazioni di formaggi famosi – il più noto di tutti è il Grana Padano – confezionati spesso dai medesimi caseifici che producono la Dop ma senza rispettare il disciplinare di produzione e talvolta con latte importato.

DOMANDA 17
Che aspetto hanno i similari?
All’aspetto sono quasi uguali al formaggio che imitano, anche perché vengono venduti entrambi porzionati, con una piccola sezione di crosta visibile.

DOMANDA 18
E allora come si possono distinguere i similari dall’originale?
Dal bollino rosso e giallo che è presente soltanto sulle confezioni della Dop.

DOMANDA 19
In base a quale principi vengono suddivisi i formaggi sui banconi dei supermercati?
In base alla consistenza della pasta. Così ci sono i formaggi a pasta molle (come stracchini e mozzarelle), i formaggi a pasta dura (Grana Padano e Parmigiano Reggiano) e i formaggi a pasta semidura, come Fontina, Montasio e Asiago. Oltre ai loro similari, naturalmente.

DOMANDA 20
Che differenza passa, invece, tra un formaggio fresco e uno stagionato?
I formaggi vengono classificati anche in base alla loro maturazione e al tempo necessario per ottenerla. Freschissimi da 48 a 72 ore, freschi 15 giorni, semistagionati da 40 giorni a 6 mesi, stagionati da 6 mesi a 1 anno, molto stagionati oltre 1 anno.

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