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Camoscio d’Oro, svelato il mistero del formaggio non formaggio

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Il diavolo si nasconde nei dettagli. E così è anche nel caso delle Fette Morbidissime di Camoscio d’Oro, di cui ho scritto su questo blog.

Tutto è nato una sera, anzi, una notte: di ritorno dal lavoro ho trovato nel frigorifero una confezione di Fette Morbidissime. Mentre mi accingevo a mangiarle, dando una rapida occhiata all’etichetta, mi accorgo che c’è qualcosa di strano. Manca la denominazione di vendita. «Fette Morbidissime» è tutto fuorché una denominazione legale. E Camoscio d’Oro è la marca. Ne è uscito un articolo che ho pubblicato il 29 ottobre 2017 (qui il link).

Roberto Pinton

Come è possibile mettere in commercio un prodotto alimentare senza definirlo chiaramente? Questo mi chiedevo. E per capirlo mi è stata utilissima una condivisione del post su Linkedin, il social network professionale più diffuso al mondo. Ho postato il collegamento in un gruppo composto da specialisti sull’etichettatura e grazie a uno di loro, Roberto Pinton, grande esperto della materia, sono riuscito a svelare l’enigma.

«Tra gli ingredienti delle Fette Morbidissime», mi ha spiegato Pinton, «è presente il carbonato di calcio. E dato che nel formaggio, secondo il regolamento 1333/2008, tabella II, non può essere autorizzata la presenza di un colorante, le Fette Morbidissime non sono qualificabili come “formaggio”».

Ma come sempre accade in casi simili, le norme concedono una scappatoia. Anziché utilizzare la denominazione di vendita legale, formaggio, appunto, è concessa la possibilità di apporne una descrittiva: “Specialità lattiero casearia”. Ed è proprio quella che la Savencia francese, produttrice dell’alimento, ha impiegato. Spiega ancora Pinton: «Per il Regolamento 1308/2013, per “prodotti lattiero-caseari” si intendono i prodotti derivati esclusivamente dal latte, fermo restando che possono essere aggiunte sostanze necessarie per la loro fabbricazione, purché esse non siano utilizzate per sostituire totalmente o parzialmente uno qualsiasi dei componenti del latte». Concludendo: «La denominazione, quindi, sembra proprio un obbligo e non un’opzione».

Dunque, semplicemente sulle Fette Morbidissime non c’è scritto «di formaggio» perché non lo sono, pur se i consumatori le percepiscono come tali. Certo, il Camoscio d’Oro intero, sulla scatola, ha scritto in maniera inequivocabile «formaggio morbido da tavola», ma si tratta di due prodotti diversi. Il fatto poi che la denominazione descrittiva (Specialità lattiero casearia) compaia in caratteri piccoli e sul retro delle confezione, purtroppo, non cambia nulla. Per la legge è tutto in regola.

Cari lettori del blog, la morale è una sola: se cercate un formaggio, lasciate stare le Fette Morbidissime. Sono un’altra cosa.

 

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