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Scoperta all’Expo: i grandi marchi fatti con materie prime straniere

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L’Expo non è soltanto una Gardaland dell’alimentazione. Basta sapere cosa si cerca e si possono fare scoperte molto interessanti. Ad esempio al supermercato del futuro, realizzato da Coop Italia nel Future Food District dell’esposizione universale. E non serve avere una conoscenza approfondita della materia, i cibi: basta leggere con attenzione le «etichette aumentate» l’invenzione messa in campo dalla corazzata cooperativa guidata da Marco Pedroni. In pratica, scorrendo la mano su ciascuno degli articoli allineati sui banconi – un po’ come faceva il capitano Kirk di fronte alla console dell’astronave Enterprise – e su schermi che paiono sospesi nel vuoto compaiono un mare di informazioni. Caratteristiche nutrizionali e dietetiche, modi d’impiego dell’alimento… Ma soprattutto l’origine delle materie prime utilizzate per produrlo. Bingo! Ecco quel che cercava da anni il Casalingo di Voghera. In realtà la Coop ha reso accessibile da tempo la provenienza degli ingredienti utilizzati per confezionare 1400 prodotti posti in vendita col proprio marchio (ecco il sito dove si possono scoprire). Di nuovo, nel punto vendita del Future Food District, c’è che accade lo stesso anche per i prodotti di marche diverse, in verità non moltissimi.

Made in Europe

Confesso di aver provato una certa emozione a veder scorrere sotto gli occhi le informazioni che ho cercato per anni. Senza successo. Tutti i big dell’alimentazione custodiscono gelosamente l’origine delle materie prime che utilizzano. Un segreto da non svelare, ad ogni costo. Altrimenti cadrebbe come un castello di carte il grande gioco delle etichette reticenti che raccontano tanto per non dire nulla sulla reale provenienza di quel che mettiamo in tavola. E questo nonostante 9 italiani su 10, nella consultazione pubblica promossa dal ministro Maurizio Martina (qui il post dove ne parlo), ritengono fondamentale conoscere da dove arrivino gli ingredienti utilizzati per confezionale quel che mangiano.

Ho attivato le «etichette aumentate» di nove referenze. E tutte, tranne l’aceto Ponti, utilizzano a man bassa ingredienti stranieri. Difficile accertarne la reale provenienza perché in questi casi come per l’olio extravergine d’oliva, i produttori utilizzano la formula più generica possibile, facendo risalire la materia prima all’Europa. Di sicuro però si tratta di ingredienti non italiani.

  • L'ingresso del supermercato del futuro
  • Le istruzioni per leggere le etichette aumentate
  • COOP. Il supermercato del futuro all'Expo
  • L'etichetta aumentata dell'aceto Ponti
  • La mozzarella in fette Santa Lucia della Galbani
  • L'origine della mozzarella Santa Lucia. Acqua: Francia. Formaggi: Europa
  • I TENERONI DI CASA MODENA
  • L'origine dei Teneroni di Casa Modena
  • INVERNIZZI INVERNIZZINA. Crema di latte: Europa. Latte: Europa.
  • CERTOSA GALBANI. Latte: Europa. Sale: Europa.
  • FOCACCELLE MULINO BIANCO. Farina: Germania e Italia. Olio Extravergine: Spagna e Italia.
  • NUTELLA FERRERO. Nocciole: Turchia e Italia. Cacao: Africa. Senza origine: olio di palma, latte scremato in polvere, siero di latte, zucchero, lecitina, vaniglia
  • BACI PERUGINA. Nocciole: Turchia. Pasta di cacao: Italia.
  • COOP. Un braccio robot all'opera nel bancone delle mele

Come potete vedere dalla gallery che pubblico nel post, le fette «alla mozzarella» Santa Lucia, dichiarano che l’acqua è francese e il latte europeo. L’Invernizzina e la Certosa Galbani sono tutte «europee», Le Focaccelle Mulino Bianco pubblicizzate in tivù dall’attore Antonio Banderas non sono fatte con gli ingredienti del podere, come lascia intuire lo spot televisivo: la farina arriva anche dalla Germania, l’olio extravergine dalla Spagna. Evidentemente è un mulino volante.

Dolci oriundi

Fra i prodotti a base di cioccolato i Baci Perugina sono decisamente «oriundi»: le nocciole provengono dalla Turchia, l’ingrediente principale chissà, perché il produttore dichiara: pasta di cacao provenienza Italia. Una furbata. Anziché parlare dell’ingrediente originale Nestlé parla del semilavorato. Un escamotage utilizzato anche dalla Lavazza che parla di «caffè» tostato, dandolo come proveniente da Europa e Italia.

E poi c’è la Nutella. Su nocciole (Turchia e Italia) e sul Cacao (Africa) Ferrero non bara. Ma è reticente sugli altri ingredienti: olio di palma, latte scremato in polvere, siero di latte, zucchero, lecitina, vaniglia. Niente origine. Chissà perché.

Due sono le conclusioni della scoperta che ho fatto al supermercato del futuro. La prima: i prodotti della grande industria alimentare sono una vera e propria legione straniera, quanto a materie prime. Se va bene è italiano il luogo di confezionamento. Seconda conclusione: vale la pena di visitare il padiglione Coop all’Expo. Almeno fino a ottobre ci si può togliere lo sfizio di sapere da dove provengono le materie prime utilizzate negli alimenti che mettiamo ogni giorno nel carrello della spesa.

 

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