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Qualcuno spieghi alla Cucinotta che gli Usa vogliono soffiarci le Dop

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Expo 2015. Venerdì 29 maggio. All’esposizione universale di Milano va in scena la festa del latte. La Coldiretti organizza un cheese test per smascherare i falsi formaggi made in Italy. Ospiti d’eccezione l’attrice Maria Grazia Cucinotta, lo chef pluristellato Davide Oldani e le casalinghe di Voghera. La Cucinotta non perde l’occasione di farsi un selfie in mezzo ai giovani agricoltori che affollavano il Cardo sud all’Expo, punteggiato dalle bancarelle dei casari mobilitati per l’occasione. Lo scatto finisce sul profilo Facebook dell’attrice, con altri due. In uno è assieme al presidente della Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, mentre l’ambientazione del terzo è completamente diversa: la show girl posa assieme a un gruppo di ragazzi che però non sono in maglietta gialla. E infatti nulla hanno a che vedere con la Coldiretti. Sullo sfondo si vede l’ingresso del Padiglione degli Stati Uniti all’Expo e presumibilmente i giovani che la attorniano fanno parte dello staff americano.

  • Maria Grazia Cucinotta assieme ai giovani agricoltori
  • La Cucinotta con il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini
  • Ed eccola davanti al padiglione degli Stati Uniti

«Giornata a Milano Expo con i ragazzi di Coldiretti», scrive l’attrice, nel post, «proteggere e promuovere i prodotti Italiani che ci rendono fieri di essere Italiani nel mondo». Qualcuno spieghi alla Cucinotta che gli Usa vogliono imporci il Trattato transatlantico per il commercio (Ttip), destinato a cancellare proprio il valore alle eccellenze italiane dell’agroalimentare. Fra i punti più controversi c’è infatti il no degli Usa a riconoscere le nostre Dop, le Denominazioni di origine protetta, a cominciare da Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Provolone e Gorgonzola. Gli americani rivendicano il diritto di imitarle, ritenendole semplicemente dei nomi comuni di formaggi. La potente lobby dei produttori di tarocchi del Wisconsin, che si riconosce nel Consortium for common food names, letteralmente Consorzio per i nomi comuni alimentari, ha convinto il Congresso americano a inserire il no alle nostre indicazioni d’origine fra i primi punti del documento al centro del negoziato fra Unione europea e Stati Uniti. Firmando il Trattato transatlantico rinunceremmo all’unicità delle Dop. Salvo scoprire il giorno dopo che gli Usa avranno il via libera per invadere i nostri supermercati con le imitazioni di formaggi e salumi made in Italy.

Ma la Cucinotta è in buona compagnia nel folto gruppo che ignora gli sviluppi della difficile trattativa per la Nato economica. Alla festa del latte, all’Expo, c’era pure il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, sempre ospite della Coldiretti. E proprio a margine dell’evento organizzato venerdì al padiglione dei coltivatori, il titolare delle Politiche Agricole ha ribadito l’apertura sul Ttip fatta due giorni prima, sempre all’esposizione universale, alla presentazione del marchio unico made in Italy. «Dobbiamo valutare senza ideologia se questi strumenti», ha affermato il ministro, «sono utili per rafforzare il settore agroalimentare italiano ed europeo». Aggiungendo:«Credo che tutte le valutazioni debbano essere fatte a trattativa conclusa, ma questi accordi se ben impostati sono una opportunità».

  • Il viceministro Carlo Calenda e Maurizio Martina
  • Il segno distintivo del made in Italy all'estero

E il lancio del «marchio distintivo», che sarà inaugurato con una maxi campagna da 70 milioni di euro negli Usa, è il segnale che gli americani hanno dato il disco verde all’ingresso dei prodotti italiani sul loro mercato. Dopo trent’anni di blocco, spalancano all’improvviso le porte delle loro centrali d’acquisto ai campioni del made in Italy a tavola. Quelli veri.

Era novembre dello scorso anno quando il ministro dichiarava in audizione alla Camera sul Ttip:

«L’Unione europea non potrà accettare un arretramento sulle denominazioni geografiche controllate. Per esempio il Parmigiano Reggiano Dop non potrà subire la concorrenza di prodotti contraffatti. Poiché si sa che i prodotti italiani subiscono l’italian sounding, il ministero è già impegnato con gli altri ministeri europei per la tutela su questi fronti. L’obiettivo è riconoscere anche negli Usa quella protezione riservata alle denominazioni controllate. Nella trattativa è prevalsa la linea dell’Italia, vale a dire che la Commissione europea vincoli il più possibile la denominazione dei prodotti negli Usa».

Dunque, a distanza di sei mesi, Martina ha cambiato idea e in cambio delle aperture nella grande distribuzione Usa, rinuncia implicitamente a difendere le indicazioni geografiche che saranno sacrificate sull’altare del Trattato transatlantico.

Qualcuno informi la Cucinotta sulla guerra commerciale fra Europa e Usa. Ma qualcun altro faccia presente ai capi della Coldiretti che il ministro, sulla Nato economica, ha alzato bandiera bianca. E lo ha fatto proprio a casa loro.

 

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