ETICHETTE
Occhio alla trappola dei cibi naturali. Nessuno sa cosa siano, né come riconoscerli
Scorrete a caso un bancone di prodotti alimentari in un qualunque supermercato. Quasi sicuramente vi capiterà di imbattervi in un prodotto che si dichiara «naturale». Non sarà necessariamente biologico, anche se in questa determinata categoria merceologica la naturalità è una caratteristica largamente ostentata.
Ma cos’è, precisamente, un alimento naturale? Come facciamo a essere sicuri che lo sia davvero? Esiste una certificazione che lo garantisca? Purtroppo nessuna di queste domande ha una risposta univoca. Né pretendo di scrivere in materie un giudizio definitivo. Anzi: più ne so e più i miei dubbi crescono. E forse la notizia è proprio questa.
SINONIMI E CONTRARI
Innanzitutto non funziona il gioco dei contrari. Prendendo per buona l’accezione estensiva del termine naturale – riferita a cibi o bevande – si possono utilizzare dei sinonimi abbastanza calzanti, vale a dire: autentico, biologico, genuino, puro (cfr. Vocabolario Treccani). Ma i contrari non sono altrettanto esaustivi della parte rimanente dei cibi: addizionato, adulterato, artificiale, contraffatto, sofisticato. Uno yogurt privo della dicitura naturale, non si può certamente definire adulterato o contraffatto. Se fosse veramente tale verrebbe immediatamente ritirato dal mercato.
In verità da tempo si aspetta un intervento della Commissione europea sul tema. Trattandosi di un’indicazione volontaria, il Regolamento 1169 del 2011 assegna all’Eurogoverno il potere di emanare un atto esecutivo (in pratica un decreto) che fissi almeno le linee guida in base alle quali un alimento si possa definire naturale e quando invece l’aggettivo sia precluso. Finora non è successo e da Bruxelles arrivano dei segnali poco incoraggianti. Tali da far supporre che il vuoto normativo sia destinato a proseguire a lungo.
UNA GIUNGLA SENZA REGOLE
Nel frattempo è la solita giungla. Scorrendo i siti di alcuni produttori mi sono accorto che c’è un po’ di tutto. Etichettati come
Chissà. Nulla è scritto in etichetta sulla provenienza delle materie prime. Eccole, elencate con il medesimo ordine in cui compaiono sulla confezione (gli allergeni sono evidenziati in neretto):
Olio extravergine di oliva, panna, noci (10,5%), formaggio grattugiato, latte intero, burro, lattosio, ceci, latte scremato in polvere, aromi naturali (contengono: latte, frumento e orzo), sale, correttore di acidità, acido tartarico, aglio.
In attesa di capire quale sia l’origine degli ingredienti utilizzati da Giovanni Rana per i suoi sughi freschi, godiamoci questa galleria di prodotti naturali, sui quali è inutile farsi troppe domande.