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Gli inglesi si pappano le torte Bindi

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Lo storico marchio della pasticceria milanese finisce al fondo Bc Partners che nel 2018 si era già mangiato Forno d’Asolo.

La Bindi non è più italiana. L’omonima famiglia milanese ha ceduto il controllo della società che produce dessert e torte surgelate, a un gruppo di fondi coordinati dall’inglese Bc Partners che nel 2018 si era già mangiata Forno d’Asolo, produttore leader nel mercato dei prodotti da forno. Sempre surgelati.

Fondata a Milano nel 1934 la Bindi fattura oltre 140 milioni di euro, il 40% dei quali all’estero. In Italia ha 25mila clienti fra bar, ristoranti e alberghi. BC Partners ha annunciato che sosterrà il piano di sviluppo della società appena acquisita per puntare a una crescita dei ricavi con l’espansione internazionale, il lancio di nuovi prodotti e acquisizioni. Sia in Italia sia all’estero. Dunque lo shopping degli inglesi nel Belpaese non è finito.

Uno dei prossimi obiettivi potrebbe essere la divisione dei prodotti per la gelateria della Pernigotti, un segmento che la proprietà turca non ha mai fatto mistero di voler monetizzare. Dopo aver ceduto a Optima Group, società operativa che fa capo al fondo britannico Charterhouse Capital Partners, il marchio Pernigotti Maestri Gelatieri Italiani i fratelli Toksoz.

ATTILIO BINDI RESTA IN AZIENDA

Bindi, si legge in una nota, continuerà ad essere gestita dal direttore generale Roberto Sala mentre l’amministratore delegato Attilio Bindi, pronipote e omonimo del fondatore, rimarrà con funzioni strategiche anche per lo sviluppo dei mercati internazionali. A dettare legge, però, saranno i nuovi padroni inglesi.

Fra l’altro le acquisizioni nell’industria gelatiera italiana si susseguono da anni. La Nestlé ha ceduto alla Froneri – joint venture fra il gruppo svizzero e la britannica R&R Ice Cream – la Antica Gelateria del Corso, rilevata nel 1993 dalla Nestlé assieme al resto delle attività facenti capo alla Italgel, fino a quel momento controllata dalla Sme, holding di partecipazioni dell’Iri.

AI BRITANNICI L’OLIO TRICOLORE

Fino allo scorso anno era inglese (fondo Charterhouse) la Nuova Castelli di Reggio Emilia, maggiore esportatore di Parmigiano Reggiano, ceduta però al colosso lattiero caseario francese Lactalis. E a un altro fondo londinese, Cvc Capital Partners, faceva capo fino al 2012 la Sperlari, marchio storico del settore dolciario italiano, venduto agli svedesi di Cloetta che lo hanno girato nel 2017 alla tedesca Katjes International.

E sempre i britannici di Cvc si sono impossessati nel 2014 di tre marchi storici dell’olio tricolore: Sasso, Bertolli e Carapelli, che si sono mangiati assieme al resto della spagnola Deoleo, finita ad un passo dalla bancarotta.

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