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Etichetta d’origine per latte e formaggi, dieci cose da sapere per non farsi fregare

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È entrato in vigore oggi, 19 aprile 2017, l’obbligo di indicare l’origine della materia prima per latte a lunga conservazione, burro, yogurt, formaggi e latticini. Lo stabilisce un decreto approvato dal governo il 9 dicembre 2016. Ma chi pensa sia facile individuare la provenienza dell’ingrediente sulle etichette dei prodotti in vendita nei negozi e nei supermercati sbaglia di grosso. Ecco dieci cose da sapere per comperare i prodotti italiani senza farsi fregare.

QUALI PRODOTTI DEVONO RIPORTARE OBBLIGATORIAMENTE L’ORIGINE DEL LATTE?

Il vincolo di scrivere l’origine riguarda latte e derivati. Per quello fresco, in realtà, l’obbligo è in vigore da tempo. Ora è scattato anche per il latte a lunga conservazione di ogni tipo: vaccino, bufalino, ovi-caprino e di ogni altra origine animale. Sono soggetti al vincolo anche le creme di latte tal quali, acidificate o concentrate, anche se addizionate di zucchero e poi yogurt, kefir, burro, formaggi, latticini, cagliate.

MARCA ITALIANA SIGNIFICA LATTE ITALIANO?

La marca italiana, di per sé, non attesta nulla. Anzi: i colossi dell’alimentare di altri Paesi, come Nestlé, Lactalis e Kraft hanno acquistato centinaia di brand italiani. Non lasciatevi trarre in inganno dal nome.

DOVE DEV’ESSERE SCRITTA L’ORIGINE?

Purtroppo il decreto entrato in vigore oggi non lo specifica, quindi l’indicazione può comparire indifferentemente sul fronte o sul retro della confezione. Ho fatto una rapida verifica questa mattina in alcuni punti vendita e mi sono accorto che sia per il latte sia per i formaggi  la dicitura è spesso inserita nell’etichetta posteriore, confusa assieme alle altre indicazioni, ad esempio sopra o sotto la tabella nutrizionale. Ma anche vicino alla data di scadenza. Insomma: bisogna leggere tutta l’etichetta con la massima attenzione.

QUALI DICITURE SI TROVANO?

Se si tratta di un prodotto nazionale la dicitura che si trova più frequentemente è «Latte italiano», oppure «Origine del latte: Italia». Tranne qualche raro caso (ad esempi il latte Candia che indica come origine la Francia), le referenze che impiegano materia prima importata di solito scrivono «Origine del latte: Paesi Ue». Non escludo che qualche produttore scrupoloso indichi anche il luogo di trasformazione e quello di condizionamento, ma si tratterà di casi sporadici.

DA COSA SI CAPISCE SUBITO CHE UN PRODOTTO NON È ITALIANO?

Latte e formaggi fatti a partire da una materia prima tricolore lo scrivono chiaramente nella parte anteriore: «Latte italiano», oppure «100% latte italiano». Se non vedere comparire scritte del genere, leggete con la massima attenzione tutte le etichette. Nel 99 per cento dei casi si tratta di un prodotto fatto con latte importato.

SI POSSONO TROVARE IN COMMERCIO PRODOTTI SENZA L’INDICAZIONE D’ORIGINE?

Purtroppo sì. Mi è accaduto proprio questa mattina di trovare sugli scaffali di un supermercato il latte Parmalat senza alcun riferimento all’origine. Questo è possibile perché il decreto del 9 dicembre 2016 prevede che i prodotti immessi sul mercato prima del 19 aprile 2017 possano non indicare l’origine della materia prima. Sarà possibile trovarne in giro fino al 16 ottobre 2017.

NASTRINI TRICOLORI E MADE IN ITALY ATTESTANO L’ITALIANITA’ DEL PRODOTTO?

Assolutamente no, alcuni formaggi hanno nel logo nastrini e coccarde tricolori. Ma sono confezionati a partire da materie prime importate. Anche la scritta «Made in Italy», in assenza di una chiara indicazione sulla provenienza della materia prima, non dimostra nulla.

SUOI BANCONI DEI SUPERMERCATI I PRODOTTI ITALIANI AL 100% SONO DIVISI DAGLI ALTRI?

Purtroppo no. Accade invece che siano letteralmente mischiati e ordinati secondo la categoria merceologica: formaggi freschi, creme spalmabili, formaggio a fette, formaggio stagionato e via dicendo. Ecco perché è bene leggere sempre l’etichetta.

I FORMAGGI IMPORTATI DOVONO RECARE L’INDICAZIONE D’ORIGINE?

No, il decreto si applica solo ai formaggi italiani  e a quelli prodotti sul territorio nazionale. Il Caprice des Dieux, ad esempio, che è fatto in Francia, non ha alcun obbligo e non scriverà nulla.

CAMBIANO ANCHE LE ETICHETTE DI DOP E IGP?

No per i prodotti Dop (Denominazione d’origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) non vale il vincolo dell’indicazione d’origjne della materia prima. Sono già soggetti a disciplinari di produzione che regolano l’approvvigionamento del latte. Le Dop, come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano o il Gorgonzola, devono essere fatte soltanto con latte italiano.

 

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