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Arriva il bollino tricolore per il latte italiano. Ma solo se è fresco

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Il latte italiano rischia di sparire, schiacciato fra le pressioni dell’industria che gioca al ribasso sui prezzi e le importazioni di prodotto a basso costo de Germania e Francia. È di qualche settimana fa la protesta degli allevatori Coldiretti che hanno invaso le piazze italiane mungendo le mucche come si faceva una volta. Muggiti e letame (troppo poco, in verità) perfino davanti a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina si era impegnato pubblicamente a varare un pacchetto di misure per difendere l’alimento bianco di origine nazionale. La prima, però, ha il sapore amaro della beffa: il titolare delle Politiche Agricole ha annunciato l’introduzione di un bollino per rendere facilmente riconoscibile il latte italiano al 100% sugli scaffali dei supermercati. Una novità che sposta poco o nulla, visto che l’indicazione dell’origine è già obbligatoria per il prodotto fresco. E il nuovo logo si applicherà soltanto a questo, lasciando fuori quello a lunga conservazione. Per il quale, invece, non occorre dichiarare la provenienza. Di più: l’adozione del bollino sarà facoltativa. Chi non volesse apporlo sulla confezione non incorrerebbe in alcuna sanzione.

«Si tratta di un logo privato, facoltativo, e omogeneo per tutte le realtà produttive», ha spiegato Martina all’Ansa, «che consentirà di superare le attuali difformità tra azienda e azienda nelle indicazioni delle zone di mungitura».  Il bollino avrebbe il pregio di uniformare i loghi utilizzati dai diversi produttori, introducendo un codice grafico e cromatico unico. Ma chi deciderà di mantenere la grafica utilizzata finora non rischia nulla. «Puntiamo per la prima volta a un coordinamento di tutti i soggetti», ha chiosato il ministro, «in attesa della presentazione della Relazione in merito da parte della Commissione Ue».

Sarà. Ancora una volta, però, si è scelto di concentrasi su un particolare, nemmeno rilevante, dimenticando il vero problema. Se l’intento del governo era aiutare gli allevatori italiani a valorizzare il loro latte, avrebbe dovuto rendere obbligatoria la dichiarazione d’origine anche per quello a lunga conservazione. In cinque anni di scorribande nei supermercati di mezza Italia non m’è mai capitato di imbattermi in una confezione di latte fresco  che non fosse italiano. Mentre la stragrande maggioranza di quello Uht è totalmente opaco per quel che riguarda il Paese di provenienza della materia prima.

Per la serie: quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito.

 

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