TERRITORIO
Alla riscoperta della Zucca Berrettina di Lungavilla
Antichi sapori che rinascono. A Lungavilla, località nel cuore della piana d’Oltrepò, alcuni agricoltori hanno riportato in vita un ortaggio tradizionale del luogo. Dimenticato per decenni. Si tratta della Zucca Berrettina, una varietà che a Calcababbio, antica denominazione del borgo traducibile in «schiaccia rospo», i contadini hanno coltivato per secoli, prima di cadere nel dimenticatoio vittima della standardizzazione delle colture imposte dalla moderna distribuzione organizzata.
La zucca di Lungavilla deve il suo nome alla sua denominazione dialettale: Capé da prèvi, cappello da prete, per la forma che richiama il copricapo dei sacerdoti e si distingue per un sapore pieno, la polpa compatta e un bel colore aranciato.
TUTTO È COMINCIATO PER CASO
IL PARERE DEGLI ESPERTI
Ma proprio queste diversità confermarono che esisteva ancora un nucleo residuo della varietà originaria di Berrettina lungavillese. Nell’autunno del 2006 muove i primi passi il progetto di recupero. Ma occorreva verificare l’effettiva purezza degli esemplari individuati. Così Manelli, assieme ad alcuni agricoltori locali e col supporto dell’amministrazione comunale, prende contatto con alcuni esperti. In prima battuta si rivolge all’Istituto statale agrario Antonio Zanelli di Reggio Emilia che conserva fra le colture sperimentali una collezione di varietà di zucche tipiche della Pianura Padana, compresa la zucca «berretta» che veniva coltivata nelle campagne di Guastalla.
Il passo successivo è stato quello di rivolgersi all’Ente nazionale sementi elette di Tavazzano, organismo del Ministero della Politiche agricole cui è affidato il compito di testare tutte le sementi destinate ad essere commercializzate in Italia. L’anno successivo il Comune di Lungavilla firma un primo accordo, finanziato con l’otto per mille: l’obiettivo è accertare attraverso un’analisi genetica l’originalità della specie rivenuta casualmente nell’orto di Ernesto Valdata. Si trattava di un test comparativo che confrontava il Dna della Berrettina di Lungavilla, con la Berretta di Guastalla, la Bertagnina di Dorno e la Marina di Chioggia.
IL TEST DEL DNA CONFERMA: È UNA SPECIE AUTOCTONA
I risultati del test condotto sul Dna permette di confermare che pur in presenza di una «contaminazione» genetica, gli esemplari delle Berrettine di Lungavilla avevano tratti genetici ben differenziati e peculiari rispetto alle altre varietà. A quel punto si trattava di recuperare i tratti originari, scartando gli «individui», cioè le piante, che presentavano segni inequivocabili di ibridazione. Questa fase del recupero parte nel 2008 su alcune parcelle di terreno isolate dalle altre, per ridurre praticamente a zero il rischio di nuove ibridazioni.
IL RACCONTO DEGLI ANZIANI
In mancanza di documentazione fotografica adeguata, l’unica fonte di riscontro per verificare l’originalità dei frutti era la testimonianza diretta degli anziani. Gli unici che avevano coltivato e mangiato la Berrettina originale. La riselezione ha richiesto anni. Alla fine del 2008, dopo la prima campagna di coltivazione svolta direttamente in campo, le zucche che presentavano caratteristiche in linea con la varietà originale erano il 37% del totale. L’anno successivo la percentuale saliva al 49%, nel 2001 era del 60% e nella stagione 2013 i frutti privi di caratteri morfologici originali erano meno del 5%. Missione compiuta.
DECO, SAGRA E VENDITA DIRETTA
La zucca di Lungavilla, nel frattempo, è diventata una Deco, Denominazione comunale d’origine, ed è la protagonista di una sagra giunta quest’anno alla nona edizione che ospita nel primo fine settima risottate gigantesche a base del prezioso vegetale e un mercatino che merita una visita attenta: niente cinesate ma solo prodotti dell’artigianato locale e cibi a chilometri zero, con eventi dedicati alla cucurbitacea riscoperta e all’agricoltura locale. Ospite speciale la birra Calcabir, a base di Berrettina naturalmente. Da assaggiare assolutamente.
Un modello da studiare per comprendere come si possano valorizzare i prodotti locali, qualora siano inseriti nel tessuto sociale della comunità in cui nascono.
Interessante anche la scelta della vendita diretta. I produttori hanno deciso di evitare la grande distribuzione, che ha oggettive difficoltà a valorizzare le unicità del territorio. Il prezzo di vendita al pubblico è più che onesto: un euro al chilogrammo e garantisce la redditività della filiera. Che è cortissima.
A coltivare la zucca Berrettina sono in tutto quattro agricoltori. E da loro la potete trovare fin quasi a primavera. Sono Giampaolo Campanini (tel. 3343556661), Luigi Chiossa (3385802480), Riccardo Lodigiani (3476478259) e Matteo Vidali (tel. 038385204).
Da segnalare, infine, l’ottimo sito web www.zuccaberrettina.it denso di informazioni utili anche sul recupero della zucca, che mi è stato utilissimo per ricostruire questa bellissima storia.